Dal Lanciano alla Juventus: la notte più bella per Grava
GRAVA STORY - Otto stagioni: e in quello sguardo perso nel vuoto, mentre l'Olimpico si gonfia di felicità per il trionfo del Napoli, si può rivedere tutto, riattraversando giorno per giorno la sua affascinante avventura, cominciata nel gennaio del 2005 contro il Lanciano e che arriva fin qui, mentre Cannavaro solleva la Coppa Italia e Mazzarri ringrazia quelli come Grava, Aronica, come quelli che ci sono sempre stati. Il calcio vissuto dal basso, dall'inferno della serie C, da quel Napoli-Lanciano, e poi goduto da dentro, attraverso una serie di capolavori, l'emozione d'una presenza in Champions, in Spagna, nello 0-2 sul Villarreal che vale l'ottavo di finale e un'altra nottata da
raccontare ai bambini. Le favole che un bel dì Gianluca Grava narrerà poi ai nipotini hanno varie date e adesso pure Juventus-Napoli, la finale della coppa Italia, con trentamila fans sulle tribune: chi l'avrebbe detto? Eh sì, neanche il più ottimista dei romanzieri avrebbe potuto preannuciargli un epilogo del genere, quando decise firmò per la squadra del cuore: la maglietta inseguita nei sogni dell'infanzia era ormai sua, consegnatagli da Pierpaolo Marino, ma spingersi con la fantasia non l'avrebbe trascinato di certo ad Anfield o a Stamford Bridge o in questa Roma che è stata cinta d'assedio e che gli offre una serata da brividi.
LO SCORE - I ricordi si accatastano ed è la somma che fa il curriculum vitae meraviglioso di chi s'è ritrovato confermato da De Laurentiis anche dopo un infortunio che avrebbe scoraggiato chiunque e che invece a lui ha fatto un graffio: gennaio 2011, salta il crociato anteriore, ma non Gianluca Grava che resta come un drappo a sventolare, verso nuovi traguardi da portarsi dentro. In sintesi, lo raccontano gli almanacchi: 155 presenze in campionato, 13 in coppa Italia, otto nelle varie coppe Europee, la parte integrante d'un progetto, l'esempio della continuità della filosofia che parte dal sottoscala del calcio e riesce a salire in cima alla piramide ed a guarare
l'universo da lassù.
LA SCALATA - Dalla serie C alla serie A, è un frullatore di sensazioni che restano, che vivono, che brilleranno, perché si fa in fretta a dire vinci ma poi bisogna riuscirci sul campo: la prima stagione è uno choc, con la sconfitta nel derby con l'Avellino per la B; ma poi, diventa una ascesa incontenibile: una promozione, un'altra ancora in A, senza giocare i play-off, andandosene a braccetto con la Juventus (quando si dice il destino, Madame!) e poi Intertoto e poi le marcature ai mostri sacri del calcio italiano, se c'era uno rapido toccava a lui, che fosse Ronaldinho o che fosse Del Piero. Si scrive Grava e poi leggetelo come volete: magari guerriero; e comunque è la dimostrazione calcistica dell'umiltà che va al potere e poi se lo tiene sotto al cuscino. Centosettasei partite complessivamente con la casacca azzurra addosso e un volo intrigante che raccoglie, dal Lanciano alla Juventus, che sintetizza Gianluca Grava. Nella notte più bella