TECNICHE DI ALLENAMENTO MENTALE TRA EFFICACIA E FINZIONE MENTALE

26.05.2012 00:34

 

TECNICHE DI ALLENAMENTO MENTALE TRA EFFICACIA E FINZIONE MENTALE

 
I percorsi di allenamento mentale differiscono per metodologia e tecniche utilizzate. In questo lavoro vogliamo dare una panoramica generale su alcuni passaggi importanti per la realizzazione di un buon percorso di mental training.
Esistono numerosi libri, sia italiani che stranieri, che propongono diverse tecniche di allenamento mentale. Dal nostro punto di vista tutte le tecniche possono essere efficaci se inserite in un giusto modello operativo; al contrario rischiano di rimanere un insieme di tecniche molto generiche che non sempre si adattano alle reali esigenze dell’atleta.
Con questo non vogliamo dire che queste tecniche vadano buttate ma vogliamo portare la vostra attenzione su un utilizzo più ponderato e più consapevole di tutto ciò che è facilmente reperibile nei testi di psicologia sportiva.
Nello specifico affronteremo alcune delle tecniche classiche proposte nei testi e daremo unpiccolo esempio di come essere sono state applicate con atleti da noi seguiti, praticanti sport velici, a livello agonistico.
Definizione degli obiettivi o goal setting. E’ ormai un classico della psicologia sportiva lavorare innanzitutto sulla definizione degli obiettivi. Sembra un passaggio banale ma spesso è sottovalutato sia dagli atleti che dai preparatori che li seguono. Una bella frase sintetizza il lavoro sugli obiettivi è: “S e non sai dove vuoi andare, non ci arriverai mai”.
La definizione degli obiettivi è una fase molto delicata e lo psicologo dello sport accompagna l’atleta nella realizzazione del goal setting attraverso diversi strumenti tecnici.
E’ bene iniziare con il definire obiettivi a breve, medio e lungo termine.
Presso l’Unità Operativa in Psicologia dello Sport utilizziamo una procedura di definizione in 7 step che aiuta l’atleta nella definizione razionale dello stato desiderato, nella ricerca della motivazione “emotiva” che lo muove verso tale scopo, nel rispetto dell’ecologia e dei principi fondamentali per una formulazione efficace dell’obiettivo.
Un esempio utilizzato nella preparazione di alcuni atleti olimpionici, altresì utilizzabile in generale per tutti gli atleti, prevede la compilazione di una scheda ove la persona valuta:
Quando desideri veramente il raggiungimento di questo obiettivo su una scala da 1 a 10?
In quale punto ti trovi rispetto al tuo obiettivo su una scala da 1 a 10?
E’ qualcosa che puoi iniziare e mantenere sotto la tua responsabilità?
Quali risorse possiedi già per raggiungere il tuo obiettivo?
Cosa devi fare per raggiungerlo? (aspetti tecnici, fisici e psicologici)
Il contributo dello psicologo dello sport in questa fase è necessario per aiutare l’atleta ad aumentare la consapevolezza personale rispetto agli obiettivi scelti e alle strategie migliori per raggiungerli. Il goal setting viene spesso riportato nei testi di psicologia sportiva in modo assolutamente semplicistico sottovalutando il fatto che la formulazione efficace di un obiettivo rappresenta già una buona parte del nostro percorso di allenamento mentale.
Self talk o verbal cue. Si sente spesso riferire che molti atleti utilizzano delle frasi per automotivarsi nei momenti impegnativi della gara. Alcuni atleti utilizzando dei mantra per incitarsi e superare i momenti di difficoltà.
Siamo assolutamente d’accordo nel ritenere che il linguaggio interno, l’autodialogo, abbia un ruolo fondamentale nel corretto approccio mentale alla gara tuttavia non cadiamo nell’errore di credere che basti una frase per far sentire l’atleta più forte.
Non serve assolutamente a nulla invitare l’atleta a ripetersi durante la competizione: “sto bene, tutto ok, ce la farò, ecc…”, a meno che questo non sia frutto di un processo completo di lavoro sul dialogo interno.
Nel lavoro pratico con gli atleti seguiti dall’Unità Operativa, coloro che mostravano di avere un self talk negativo e limitante la loro performance sono stati accompagnati nella modificazione del loro linguaggio interno, introducendo alcune parole o frasi che rappresentassero degli
ancoraggi. Cosa sono gli ancoraggi? Sono degli “interruttori” mentali che permettono all’atleta
di attivare delle sensazioni e dei pensieri funzionali alla performance. Questi ancoraggi sono stati costruiti dall’atleta in uno stato di trance ipnotica permettendo così una rievocazione
successiva. In che modo?
Attraverso uno strumento chiamato “Flow Chart” gli atleti hanno descritto le loro esperienze di successo attraverso parole chiave, significative per loro. La rievocazione di queste parole consentiva il recupero di sensazioni psico-fisiche sperimentate nelle occasioni di successo personale. Alcune di queste parole sono state scelte dagli atleti per costruire un motto o un mantra da ripetersi per favorire la completa concentrazione durante le performance, soprattutto in quei momenti dove il dialogo interno negativo tendeva a prendere il sopravvento, ad esempio nelle fasi di pre-gara. L’allenamento personale si è sviluppato con tecniche di autoipnosi in cui gli atleti hanno potuto consolidare questi ancoraggi in modo che diventassero un automatismo molto efficace in gara.
La cosa curiosa è che spesso queste frasi hanno un significato noto soltanto all’atleta e non
hanno nulla a che vedere con frasi del tipo: “Sono il migliore! Oggi vincerò!”
Questo articolo vuole essere solo una prima introduzione alle diverse tecniche proposte e utilizzate nell’ambito della psicologia sportiva. Approfondiremo il discorso prendendo in considerazione altre tecniche in articoli che seguiranno il seguente.
Per il momento vi lasciamo con la curiosità di approfondire il vasto panorama delle tecniche di mental training, condividendo con voi l’idea che una semplice tecnica non basta a “far grande” un atleta. Il percorso, a volte molto più complesso di quello che viene descritto negli articoli e nei testi divulgativi, è ciò che fa veramente la differenza.

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